sono solo pensieri in ordine sparso

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15 giugno 2013

Ode al carciofo ovvero la zuppa di carciofi con i chifferi rigati

















Ode al carciofo
Pablo Neruda 



Il carciofo
dal tenero cuore
si vestì da guerriero, zitto, costruì
una piccola cupola
si conservò
impermeabile
sotto
le sue squame, accanto a lui
i folli vegetali
s’incresparono, divennero
viticci, vite palustri, bulbi commoventi,
nel sottosuolo
dormì la carota
dai baffi rossi,
la vigna
dissecò i tralcida cui risale il vino,
la verza
s’accanì
a provarsi gonne,
l’origano
a profumare il mondo,
e il dolce
carciofo
là nell’orto, vestito da guerriero, brunito
come una granata,
superbo,
e un giorno
uno accanto all’altro
in grosse ceste
di vimini, camminò
su e giù per il campo
a realizzare il suo sogno:
la vita militare.
Allineato
non fu mai tanto marziale
come alla fiera,
in mezzo agli ortaggi
con le camicie bianche
eranoalti marescialli
dei carciofi,le file serrate,
le voci di comando,
e la detonazione
d’una cassa che cade,
ma sul più bello
arriva Maria
Con la sua sporta,
sceglie
un carciofo,
non lo teme,
l’esamina,
l’osserva controluce come un uovo,
lo compra, lo confonde
nella sua borsa
con un paio di scarpe,
con un cavolo cappuccio
e una bottiglia
d’aceto
finché
entrando in cucina
non lo immerge nella pentola.
Così finisce
in pace
la carriera
del vegetale armato
che si chiama carciofo,
e poi squama per squama
spogliamo
e mangiamo
la pacifica polpa
del suo cuore verde


grazie passerotta

minestra di carciofi e chifferi rigati

pulire e lavare due grosse patate, tagliarle a pezzettini e tenerle in acqua fredda.
in un filo d'olio in una casseruola di coccio  fate soffriggere una cipolla affettata a fette spesse.
pulite i carciofi, togliete la parte dura e divideteli in otto parti togliendo la peluria interna. mettete i carciofi a spicchi in acqua acidula.
quando la cipolla sarà dorata aggiungete le patate e dopo qualche minuto anche i carciofi. fate saltare le verdure e coprite con acqua o con brodo vegetale. aggiustate di sale e portate a bollore. fate bollire per una ventina di minuti a casseruola coperta. quando le patate saranno cotte aggiungete un paio di manciate di chifferi (o altra pasta corta a piacere) e fatela cuocere nella zuppa. aggiungete acqua se occorre. 
impiattate con olio extra vergine di oliva e una grattugiata di pepe. un po' invernale ma rifocillante e amorevole con il vostro corpicciuolo.
leccatevi i baffi!!!
 

13 giugno 2013

6.20 si conoscevano solo da vent'anni










si conoscevano solo da  vent'anni.  
erano  invecchiate insieme. 
almeno, si conoscevano per web da vent'anni.
avevano cominciato la loro amicizia epistolare nel 2012 o forse nel 2011, non ricordavano bene, ai tempi in cui andavano di moda i blog. una lo aveva per la sua voglia matta di cibo e di ricette ma ci scriveva sopra anche sproloqui e vaneggiamenti e l'altra solo di racconti,  vaneggiamenti e sproloqui. si erano conosciute in quel modo e piano piano avevano cominciato a salutarsi in privato tutti i giorni.
che fai oggi?
vado a prendermi un gattino nuovo
oppure:
senti, ho bisogno di un consiglio da dottora...
e io di una ricetta 
e così per anni scambiandosi idee, parole, sostegni e comprensioni. perchè a volte leggendo le parole dell'altra era come se le avessero scritte insieme. se non ci fossero stati i nomi non avrebbero saputo riconoscere di chi erano tanto erano uguali i modi di pensare. 
e anche l'infanzia. simili i modi di crescere. le famiglie allargate. le nonne, le bisnonne, le zie, le cuGine, la politica. i racconti si potevano intrecciare e fondere, gli stessi stati d'animo, gli stessi ideali. 
oneste, tutte e due, anche troppo onoste. 
una più sognatrice, una più disincantata: quale delle due? boh, si confondevano bene anche lì.
poi, dopo anni di epistolature (?) decisero di trovarsi a metà strada. che c'era a metà strada fra Padova e Firenze? decisero a tavolino con google maps che Castel Maggiore poteva andare bene e si incontrarono a prendere un caffè.  era l'anno 2020, dopo anni di parole finalmente si potevano toccare. 
e così fu per tutti gli anni a venire. una volta all'anno, un sabato per l'esattezza, si ritrovavano fisicamenente a Castel Maggiore, si sedevano al tavolino di un bar e facevano colazione. e poi parlavano che era più bello e facile che scrivere. ma non potevano usare skype vi chiederete? erano due romantiche, non potevano usare skype. 
si conoscevano solo da vent'anni. 

questo è per la mia amica Amanda:
 "io e te da grandi"

 

4 giugno 2013

6.19 ricette per la lietezza dello spirito









musica per l'ascolto


Perchè la vita ti passa addosso. Spesso e dolorosamente.  E ci sono giorni in cui non vorresti tornare a casa perchè tornare a casa è faticoso, difficile. Ci sono rapporti da coltivare, ci sono pensieri che devi tenere chiusi a doppia mandata e non far trapelare, ci sono quelle idee strane che ti girano per la testa e non vorresti avere tutti i piccoli grandi problemi di una vita normale, identica a milioni di altre vite. E diventa pesante e soffocante indossare la solita maschera per tenere a distanza tutto le noie e le quisquilie giornaliere.

E allora ti metti a cucinare perchè cucinare è un'arte, cucinare è un rito per rientrare in possesso della tua anima, cucinare è senitre il mondo che si crea sotto le tue mani. E tu adori cucinare.
Quasi come un culto, entri nella tua cucina e annusi. Si sentono i profumi delle spezie, se sai sentire bene, si sente il profumo del ramo di gelsomino siciliano che hai staccato dalla siepe, dolce e sinuoso che evoca ricordi di viaggi lontani di bambina.

Quasi come un cerimoniale sacro, ripetuto e affinato nel tempo.   buona musica di sottofondo, magari i Sigur Ros. Apri una bottiglia di vino, un buon chianti, lo versi in un calice e lo fai correre lungo le pareti di vetro della boulle e guardi il colore rubino che inonda mentre sale e scende in morbide curve.  E ancora annusi, ti inebrii con il profumo  prima dell'assaggio. Ti infili il grembiulone nero, giri i fili  intorno alla vita due volte e fai il fiocco, con cura, senza fretta, con affetto. Strisci le mani lungo le cosce per stenderlo. Accendi una sigaretta e la lasci bruciare nel posacenere vicino alla finestra perchè te la dimentichi e cominci.

Cominci a  sbucciare la cipolla, a scegliere il coltello, a tagliarla e a sentire il suono della lama sul tagliere di legno.  La affetti in fili sottili per metterla nell'olio. E aggiungi lo spicchio d'aglio. E non ti arrabbi nemmeno quando devi tenere premuto il pulsante del gas per almeno 7 o 8 secondi per farlo stare acceso. Fiamma bassa, bassissima. Senti lo sfrigolio della cipolla che sprigiona nell'olio il suo profumo. Sembra parlarti.

E poi ti piace sentire i profumi di cottura. T piace guardare la cosa che prende forma. E scegli  le erbe aromatiche, foglia per foglia con lentezza e attenzione, le lavi, le aggiungi.
E lasci andare il pomodoro mentre prepari la pasta.

 Impastare acqua e farina, sentire il calore che si allarga sotto le mani, sentire l'anima del grano che risorge. Distendere. Formare. Lasciar riposare.
Ti piace, ti dà piacere, ti acquieta l'anima.

E poi il desco: imbandito come quella di un Re, posate perfette, bicchieri enormi, tovaglie di lino incantato.
E quando il piatto arriva, fumante e delicato, bello ed etereo ti piace sentire i commenti estasiati degli amici.

Cucinare per te è come sparire nel mondo incantato delle fate, è come riappropiarsi della  vita con lentezza e perfezione, è godere di ogni profumo o immagine che riesci ad avere fino nell'ultima fibra del tuo corpo.
In fin dei conti sono solo ricette per la lietezza dello spirito.